OLIO DI OLIVA – ALCUNE  CURIOSITÀ

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OLIO DI OLIVA – ALCUNE  CURIOSITÀ


COSA SIGNIFICA OLIO EVO?
Olio evo è l’acronimo di extravergine di oliva.
Un olio di oliva per essere extravergine deve avere un’acidità, espressa in acido oleico, di massimo 0,8 g per 100 grammi (0,8%).
Nella classifica della qualità degli oli, segue l’olio di oliva vergine che ha un’acidità massima pari al 2%, poi l’olio di oliva vergine lampante, con un’acidità superiore al 2%. E, a seguire l’olio di oliva, comunemente venduto anche dalla grande distribuzione. La classifica segue con altre tipologie di olio.
Evo è dunque sinonimo di qualità pregiata, con caratteristiche organoletticamente equilibrate e dalle proprietà eccellenti.

COSA DETERMINA LA QUALITÀ DI UN OLIO?
La qualità dell’olio è determinata da molti fattori:
in primis la varietà delle olive (alcune presentano un sapore ottimo e ideale per la spremitura altre sono preferite per la degustazione a tavola),
la procedura di raccolta (che preservi l’integrità dell’oliva, fino al frantoio),
le tempistiche della molitura, importantissime per evitare che le olive inizino il processo di macerazione,
la molitura, che rispetti meccanismi innovativi di spremitura a freddo, cioè a bassissime temperature.
Non da escludere, anche le temperature della zona impattano sul gusto e sulla proliferazione di eventuali insetti, che possono intaccare la qualità dell’olio.
Infine, la conservazione è determinate.

COME CONSERVARE L’OLIO?
L’olio è un alimento molto delicato che non deve entrare a contatto con la luce, l’aria e infine con le alte temperature. Altrimenti potrebbe cambiarne il colore, il profumo e/o il sapore. Si consiglia di conservarlo in bottiglie scure, sempre chiuse e lontane da fonti di calore.

COMPOSIZIONE DELL’OLIO
L’olio è per lo più composto da grassi monoinsaturi, che, se dosati, sono considerati ottimi alleati di una dieta sana poiché contribuiscono a prevenire la comparsa di malattie cardiovascolari. Al contrario, i grassi saturi, contenuti per esempio negli alimenti confezionati sono ritenuti nemici poichè si accumulano nel sangue, favorendo la comparsa del colesterolo “cattivo”.



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